Pubblichiamo la lettera ricevuta dal sig. Villani e la relativa risposta del Presidente Maria Pia Pasquali
Salve sig.ra Pasquali, le scrivo innanzitutto per ringraziarla dell'invito da lei rivoltomi a partecipare alla riunione che terrete il 31/01 a Livorno, per la discussione sul nuovo standard di lavoro del cocker.
Purtroppo mi vedo costretto a declinare l'invito per problemi di lavoro.
Cio' nonostante vorrei ribadirle la mia posizione, in qualita' di allevatore di spaniel, con affisso, esprimendo il mio totale disappunto all'adozione di quello standard che viene redatto ed applicato senza tener conto del lavoro svolto da pochi, atto a mantenere le doti venatorie nel cocker.
Queste doti le troviamo principalmente in quelle linee che con il nuovo standard, vengono messe al bando, in modo oltraggioso verso coloro che le stanno selezionando da secoli e offensivo verso quei pochi che in italia le portano a caccia ed in prova, ritenendole inquinatrici delle linee italiane.
Forse varrebbe la pena analizzare bene la situazione e valutare attentamente quelle poche decine di soggetti ''da lavoro'' che voi definite inquinanti, magari partendo dal presupposto che gli stessi potrebbero essere UTILI per mantenere o REIMMETTERE in alcune linee italiane le doti venatorie......linee che producono migliaia di soggetti TOTALMENTE INETTI alla caccia.....
A conferma di questo basterebbe assistere a svariate prove dove concorrano cani ai quali serve la qualifica (B) per il campionato di bellezza per rendersi conto a che livello venatorio sono la stragrande maggioranza dei cocker, morfologicamente ineccepibili.
Siamo tutti convinti che anche coloro che portano avanti linee da lavoro debbano lavorare, e non poco, per migliorare la morfologia dei loro soggetti, ma questo deve avvenire in modo molto graduale e deve essere un lavoro a doppio senso.
Come lei, in un commento su ''i nostri cani'' scrive che non bisogna esasperare alcune caratteristiche venatorie come velocita', irruenza o veemenza, dovrebbe anche ''tirare le orecchie'' ad allevatori e giudici dicendo che non bisognerebbe esasperare molte delle caratteristiche morfologiche che fanno di un cane un campione di bellezza, come le orecchie lunghissime, il pelo folto con frange improponibili per un soggetto che deve lavorare in erbe che lasciano i loro semi sul pelo o nei rovi dove si impiglierebbero ad ogni passo.
Sarebbe auspicabile che ogni eventuale modifica tenga SEMPRE conto che i nostri cocker sono ''cani da lavoro'' in primis, cani selezionati per cacciare nel folto, scovare e riportare svariate specie di selvaggina, dal tordo alla beccaccia, dal coniglio al fagiano.
Non ritengo possibile assegnare un cartellino(cac) ad un cane che manifesta una inaddestrabilita' conclamata,rincorrendo a fondo ogni animale che si muove davanti ai suoi occhi.
Non ritengo possibile assegnare un cartellino(cac) ad un ''cockerino'' (con questo termine vezzeggiativo(?????) viene definito un cane che potrebbe arrivare a 14,5 kg ) che non riesca a riportare un ''fagianone di 1,5 kg e quindi lo trascini per una zampa o per un'ala potendo fermarsi lungo il tragitto (di solito pochi metri, qualche decina al massimo) per riprender fiato....ho visto jagd terrier di 6/7 kg riportare allegramente lepri del peso di 5 kg........per eliminare i cani brutti basterebbe non metterli in riproduzione o inserire una linea con una morfologia migliore....per eliminare i cani che non riportano basterebbe non metterli in riproduzione o inserire una linea che ha il riporto innato nel dna ,come i ''cani inquinnati''appunto.
Se poi si dovra' arrivare ad avere dei soggetti belli e bravi, come penso sia auspicabile da parte di tutti, bisognera' rendersi conto che gli stessi non potranno essere belli come i super campioni ora in circolazione nei ring e non potranno essere bravi come i campioni che calcano (o hanno calcato) i campi di prova in questi ultimi anni...il lavoro a doppio senso deve comportare sicuramente delle rinunce, da parte di entrambi i sensi.....
porgo distinti saluti ps mi piacerebbe che lei la rendesse pubblica nel vostro consiglio grazie marco villani
Gen.le Sig. Villani
La ringrazio per la sua disponibilità nell’affrontare il tema in oggetto con osservazioni in gran parte condivisibili. Purtroppo devo constatare con amarezza che l’inasprirsi della diatriba in gran parte causata dall’assoluto disinteresse di chi mi ha preceduto nella guida del Club ha portato in questi anni ad un vero e proprio conflitto, in gran parte viziato da interessi e tornaconti personali, che ha creato un ostacolo insuperabile.
Ritengo però, visto che il nostro unico obiettivo è quello di selezionare soggetti con caratteristiche morfologiche ed attitudinali tipiche della razza, che il confronto sia la carta vincente onde evitare che, come purtroppo accaduto nel paese di origine della razza, si arrivi alla dicotomia fra cani da esposizione e cani da lavoro.
Se così fosse potremo dichiarare il definitivo fallimento dell’allevamento italiano scegliendo la facile soluzione dell’acquisto oltralpe di stalloni e fattrici selezionati su campi di prova che nulla hanno a che vedere con i nostri terreni nonché quantità e tipologia di selvatico.
Bisognerebbe semmai interrogarsi sulle qualità dei nostri terreni di prova sempre più miseri ed avari di selvaggina vera.
Mi chiedo infatti che tipo di virtù possa esprimere un soggetto di fronte ad un fagiano-gallina messo sul terreno mezz’ora prima della prova.
Proprio per questo ci stiamo impegnando, in collaborazione con l’ENCI, nell’ individuazione di zone particolarmente evocate funzionali alla selezione delle qualità venatorie dei nostri Cockers.
Per quanto riguarda poi il mio invito rivolto a tutto gli allevatori italiani di non esasperare a tutti i costi alcune caratteristiche, la voglio tranquillizzare rispondendoLe che ovviamente mi riferivo anche a coloro che esagerano nella selezione di soggetti ipertipici da esposizione.
Mi spiace che Lei non possa partecipare alla riunione in oggetto poiché avrebbe avuto modo di constatare che i nostri obiettivi sono gli stessi e che è stata da me predisposta una versione rivisitata dello standard di razza in cui non si fa nessun cenno ad alcun soggetto “ inquinante”, da discutere ed eventualmente condividere.
Senza alcuna vena di polemica concludo che se è vero come è vero che il cocker deve correttamente riportare qualsiasi tipo di selvatico, esso non deve essere altresì confuso con un Jagd terrier o qualsiasi altra razza.
Sarà inoltre mia premura pubblicare sul sito del Club le sue osservazioni come da Lei richiesto.
Cordiali Saluti
Dr.ssa Maria Pia Pasquali
Presidente
Club Italiano Spaniel
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leonardo mazzucato (martedì, 27 gennaio 2015 13:11)
parte prima.
La discussione riguarda lo standard per le prove di lavoro, ma implicitamente è coinvolto l’approccio alla selezione morfologica della razza, in un senso attitudinale alle esigenze venatorie piuttosto che a criteri più legati all’estetica. Probabilmente, per lo scenario in questione non vi è un solo angolo di osservazione che possa considerarsi corretto. Non intendo dare al tema una personale definitiva opinione, allevatori ed esperti ne conservano piena titolarità e sarebbe utile che contribuissero al pubblico dibattito per consentire ai semplici amatori di poter migliorare conoscenze e senso critico. In Italia rimangono realmente zone idonee e selvaggina naturale ove sia possibile esercitare diffusamente l'attività venatoria per la quale era stato selezionato originariamente il coking- spaniel ? Passando oltre, il cocker moderno può essere selezionato senza reali attitudini venatorie, senza che si corra il rischio che ne sia snaturata la sua intima essenza di cane costruito per il lavoro nel sottobosco fitto dove i cani da ferma hanno poche armi per far alzare in volo il selvatico? Sarebbe forse utile, a questo punto, un minimo ricordo sulla storia dell 'origine del cocker. A mio avviso, non andrebbe dimenticato l'apporto originario del cosiddetto sangue toy spaniel (blenheimes), ovvero degli spaniels da compagnia che hanno portato alla riduzione della taglia, ad ingentilire e raffinare la morfologia degli antichi spaniels da caccia britannici, che a loro volta altro non erano che l’evoluzione di spaniel continentali, i quali, per approssimazione, dovevano essere al garrese alti circa 50-60 cm e di colorazione pezzata bianco arancio-bianco fegato- forse bianco nero. Al riguardo Donati De Conti (il cocker, ed olimpia) ricostruisce in modo esaustivo e documentato l'influenza del toy spaniel nel cocker delle origini. Ciò detto per riflettere sul fatto che difficilmente potrà essere ricondotta a definitiva unità, la dualità intima e irrinunciabile tra cocker pensato per la caccia ed cocker bello / da compagnia. Infatti, il cocker è tra quelle razze che esprime più varietà di colori (e secondo importanti autori il colore del mantello del cane è indice di un proprio e particolare "tipo") ed possiede nel suo sangue sia antenati con funzioni prettamente venatorie, che cani toy da compagnia , come, per l’appunto, i piccoli gli spaniel d'oriente che hanno dato origine ai toy spaniels da compagnia britannici ( e forse anche del papillon francese, anche detto piccolo spaniel continentale). Allora, il cocker dovrà essere costruito fisicamente e di temperamento per il lavoro o per la compagnia ? Che ne dite…di una moderata…via di mezzo! Forse, ma qui è una suggestione personale, il riportarsi a ricordi di cinofili di lunga esperienza (il cav. Remo Lui, il com. Gioacchino Murante ad esempio ) ed ammirare sbiadite fotografie di cockers allevati in Italia, su sangue inglese, negli anni 70-80, parrebbe suggerirmi il modello di un cane costruito per la caccia praticata ed anche esteticamente -funzionalmente di costruzione moderata, bella, armonica, e comunque … con gli sempre con occhi dolci ed intelligenti! Ed oggi, nel 2015, cockers belli e bravi ce sono ? Con ogni probabilità molti pluri colori da show hanno reali potenzialità venatorie, ma se i pochi cacciatori allevatori di cocker non si riconoscessero in questo tipo di cane moderno, potranno e dovranno con forza affermare il loro punto di vista, orgogliosamente e senza mediazioni poco utili alla loro idea. Punto di vista che potrà non essere condiviso da altri, ma meriterà sincero rispettato. Al riguardo, mi viene in mente il lodevole libro del Palmieri sul cocker da lavoro, che contiene anche delle belle foto di un cocker rosso mogano, che forse non otterrebbe giudizi ammirati in un ring, eppure rappresenta al meglio l’essenza intima del perché esiste un cane che porta il nome del selvatico alla cui caccia è destinato (woodcok= beccaccia, la regina del bosco). Il punto è che se questi cani da lavoro non partecipano assiduamente alle expo, non si porta a conoscenza del grande pubblico, degli amatori di razza ed anche degli esperti giudici, la loro esistenza e ragione di selezione. Il cane da lavoro non deve essere considerato un fratello minore, e sfigato, del cane da show, ma, anzi, il fratello maggiore che guarda con benevolenza i successi dell’altro, con la consapevolezza che, in fondo, una coccarda non vale per entrambi una corsa all’aria aperta e l’essere inebriati da effluvi olfattivi. Chiedo indulgenza per le imprecisioni e le approssimazioni, queste righe scritte di getto e non meditate sono state ispirate dal mio amico a quattro zampe, il quale mi chiede, idealmente, di esprimere gratitudine per quanti hanno creato in passato e mantengono anche ad oggi lo spaniel dagli occhi dolci (e dal temperamento intrepido !)
Leonardo Mazzucato (martedì, 27 gennaio 2015 13:12)
parte seconda
Termino con l’augurio a tutti gli allevatori di continuare a vivere il presente nella selezione di razza con impegno e partecipazione, leale confronto e possibilmente senza inimicizie, sempre nell’intento di salvaguardare il bene superiore del club